Giuseppe Di Stadio
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Raimondo di Sangro, le storie nella storia.
di Giuseppe Di Stadio
Il 16 ottobre 1590 il principe Gesualdo avvertƬ sua moglie Maria che, insieme ad alcuni suoi servi, sarebbe andato a caccia nel bosco degli Astroni, restando lontano per due giorni. Questa era solo lāultima parte di un piano giĆ preparato in ogni minimo dettaglio dal principe stesso. Nella notte fra martedƬ 16 e mercoledƬ 17 ottobre 1590 i due amanti (Maria dāAvalos e Fabrizio Carafa) vennero colti in flagrante adulterio nella camera da letto di Maria e barbaramente trucidati. I corpi esposti nudi al popolo per due giorni allāinterno del palazzo di Gesualdo, il quale invitò il popolo napoletano tutto ad ammirare le sorti di coloro che avevano osato oltraggiare il principato di Venosa. Lāomicidio ebbe una forte risonanza nella cultura popolare tanto da ispirare i versi del Tasso Piangete, o Grazie, e voi piangete, o Amori! La bella e irrequieta Maria.
Maria Maddalena Carafa, moglie di Fabrizio Carafa, nel suo āSagro Diarioā, parla della notte dellāomicidio del marito specificando che il palazzo nel quale si compƬ lāefferato omicidio non era affatto Palazzo San Severo (come il popolo ancora oggi spesso confonde), ma la bensƬ la diversa struttura contenente lāodierna Cappella di San Severo. Difatti nel 1590 il Palazzo San Severo era abitato da Giovan Francesco di Sangro I° principe di Sansevero (padrino di Fabrizio Carafa) e per questo motivo impensabilmente in coabitazione con il Principe Gesualdo.
Dopo lāomicidio la madre e la moglie dellāassassinato Fabrizio, come atto di āpietĆ ā nei confronti dellāanima del marito e figlio traditore si recarono dal papa chiedendogli per la salvezza dellāanima stessa del defunto, la consacrazione del luogo dellāomicidio, dopo averlo acquistato nello stesso 1590. Al palazzo contenente le effettive camere dellāassassinio fu dato il nome di Santa Maria della PietĆ . Dallāatto di pietĆ della madre e della moglie di Fabrizio deriva la popolare identificazione della Cappella ovvero āPietatellaā. E fu solo nel 1613, quando Alessandro di Sangro Arcivescovo di Benevento la adibƬ a cimitero di famiglia, che prese il celebre nome Cappella di Sansevero.
La tradizione popolare del seicento vuole che nei vicoli adiacenti il palazzo e la cappella di Sansevero, si aggiri ancora inquieta lāanima tormentata di Maria DāAvalos.
Di Raimondo di Sangro il popolo napoletano conosce oramai quasi āvita, morte e miracoliā e per questo motivo non mi soffermerò sui particolari noti ai molti, ma bensƬ sulle sfumature che spesso viaggiano ancora sottotraccia tra le pagine di antichi testi e volumi dimenticati.
Le origini tormentate della famiglia di Sangro contestualizzate nella cabalistica ed esoterica Napoli seicentesca, hanno contribuito non poco a ricamare quel velo di mistero intorno al personaggio di Raimondo che giĆ di per se, con i suoi riservati modi, le sue bizzarrie innovative e le sue (agli occhi di molti) inspiegabili cure āmagicheā, era visto dal popolo come un personaggio quasi da evitare.
Per questi motivi le leggende popolari intorno alla figura di Raimondo abbondavano ed erano tra le più svariate e colorite. Si narra che avesse mandato a morte sette cardinali napoletani e con le loro ossa avesse fabbricato altrettante sedie, sedie che secondo alcuni girano ancora per il capoluogo campano. Si narrava ancora di una sua donna e del suo amante nano metallizzati allāistante dopo essere stati colti in flagrante nellāatto di tradimento al principe di Sansevero. Si narra ancora che Raimondo fosse in grado di produrre dal nulla, solidificare e liquefare sangue umano a suo piacimento. Purtroppo proprio questa āvoceā del sangue costò caro a Raimondo. Infatti spesso, in una cultura popolare che fonda le proprie radici nella credenza mistico esoterica, scindere tra realtĆ e leggenda era davvero cosa assai ardita. Fu proprio per questa ragione che il āpoveroā principe di Sansevero si vide imputare accuse di āateismo e disconoscitore dellāintoccabile Miracolo di San Gennaroā.
Ultima ma non per importanza giunse lāaccusa da parte dalle sette massoniche di mezza Europa di damnatio memoriae, ācondanna della memoriaā. Ossia la cancellazione di ogni traccia storica dellāesistenza e dellāoperato di Raimondo di Sangro, dopo che questi ebbe lāardire di denunciare lāoperato massonico delle logge alle quali lui stesso però ne fece parte anche se solo per una dozzina di mesi.
"Compie in questo corrente mese di luglio appunto un anno, Santissimo Padre, che un ragguardevolissimo Cavaliere della Corte del mio re Carlo Borbone, col quale aveva gran dimestichezza, secretamente parlandomi, māinvitò ad entrare nel ruolo di coloro che volgarmente Liberi Muratori son detti⦠."
Lāepistola di abiura inviata al Papa, dalla quale ĆØ tratto il su citato brano, porta in calce la data del primo agosto 1751. Raimondo di Sangro, quindi, di proprio pugno, affermò di essere stato nel ruolo dei massoni appena un anno (dal ventidue luglio del 1750, per la precisione).
In effetti la storia ci racconta anche un particolare incontro tra Raimondo di Sangro e Sua MaestĆ Re Carlo di Borbone, del quale era consigliere, Grande di Spagna nonchĆ© Cavaliere dellāOrdine di San Gennaro, proprio a causa dei movimenti massonici che prendevano sempre più piede tra lāaristocrazia partenopea del ā700.
In un primo momento Raimondo rassicura sullāimpossibilitĆ di nuocere il Regno da parte delle Logge massoniche partenopee, e solo un anno dopo, una volta divenuto addirittura Gran Maestro ed aver unificato tutte le Logge del Regno, stila una lista completa di massoni ed affini consegnandola nelle mani del Re per la persecuzione e lāestirpazione radicale di questāultimi dal territorio napoletano.
A dire il vero gli unici massoni contro i quali vennero adottati severi provvedimenti furono Louis Larnage ā ritenuto dal Re lāagente provocatoreāche era venuto dāoltrealpe a portargli ⦠( la Massoneria ) nei suoi statiā ā eBonaventura da Bisignano, francescano riformato, che venne arrestato dai suoi superiori con un confratello calabrese. A questi va aggiunto Henri Theodor Tschoudy, che, accusato dal PaĀpa di essere stato lāautore di un libello contro la sua persona, fu costretĀto con la forza ad allontanarsi dal Regno. Molti storici ovviamente tendono allāipotesi complottista da parte del genio di Sangro. Altri invece optano per la variante della corruzione di Raimondo da parte del Re e della Chiesa.
Ma per completezza dāinformazione va ricordato che la famiglia di Raimondo era ben radicata a corte da giĆ tempo. Infatti, Domenico di Sangro, terzogenito di Giovan Battista e di Beatrice dāAfflitto dei principi di Scanno, fu Maresciallo di Filippo V di Spagna, accompagnò lāInfante Don Carlo alla spedizione di Napolie più tardi quando questi divenne re, ricoprƬ numerosissimi incarichi alla sua corte. Nel 1759, con il Ministro Tanucci ed altri nobili napoletani fu reggente al trono di Ferdinando IV, dopo la partenza del padre di questāultimo per lāascesa al trono di Spagna. Fu nominato Tenente Generale della Guardia Reale il 12 aprile 1737 e Maresciallo di Campo il 22 gennaio 1758. Nominato Governatore della Piazza di Gaeta, Comandante Generale della Cavalleria e Comandante della Guarnigione di Napoli, ricoprƬ le cariche di Capitano Generale dellāesercito,Consigliere di Stato, Presidente della Giunta di Fortificazione; fu inoltreGentiluomo di Camera di Sua MaestĆ , decorato del titolo di Cavaliere del Real Ordine di San Gennaro; per le sue eroiche gesta nel 1760 fu decorato del titolo di 1° duca di Sangro. Fu, altresƬ, autore di molte opere e, per questo, fu decorato del titolo di principe dellāAccademia degli Uniti di Napoli.
Ma tornando a Raimondo terminiamo questo primo volume della raccolta di articoli sul principe di Sansevero con uno spunto di riflessione per i lettori.Secondo voi, il principe di Sansevero, se fosse nato in una cittĆ diversa da Napoli, sarebbe passato alla storia in egual misura? Senza Napoli il Raimondo di Sangro Principe di Sansevero, sarebbe stato comunque quellāalchimista, medico, inventore, mago, soldato, musicista, massone, complottista, nobile, filosofo, scrittore, mecenate, artista, lazzarone, aristocratico, linguista e bibliofilo che conosciamo, e che allāinterno della ormai SUA Cappella Sansevero il mondo prova ancora un senso di disagio e celato terrore? Non cāĆØ una storia senza Napoli e non cāĆØ una Napoli senza storia.
di Giuseppe Di Stadio
Volume 2
Buona parte della fama di Raimondo di Sangro, principe di Sansevero, ĆØ strettamente connessa alla Cappella Sansevero, in Piazza San Domenico Maggiore, nel cuore di Napoli. Ma ci siamo mai chiesti quale fosse lāantica storia della Cappella che ha portato il poliedrico partenopeo Raimondo nella cultura mondiale odierna?
La nascita della Cappella ĆØ strettamente legata allāomicidio compiuto nel 1590 da Gesualdo da Venosa (compositore principe di Venosa e conte di Conza) ai danni di Fabizio Carafa della Stadera (duca dāAndria) amante di sua moglie nonchĆ© cugina Maria dāAvalos.
Fabrizio Carafa era figlio di primo letto della principessa di Sansevero, Adriana Carafa della Spina (futura moglie di Giovan Francesco di Sangro I° Principe di Sansevero dal quale poi ebbe inizio la discendenza che portò circa 200 anni dopo alla nascita di Raimondo di Sangro VII Principe di Sansevero). Quindi il primo principe di Sansevero era il patrigno di Fabrizio Carafa. Non tralasciate questo fondamentale dettaglio.
![]() Raimondo di SangroPrimo piano del Principe di Sansevero, dettaglio dell'affresco contenuto nello stemma araldico di famiglia. | ![]() Stemma di SangroStemma araldico della famiglia di Sangro, particolare del Palazzo Sansevero nel centro storico di Napoli | ![]() Palazzo SanseveroIl Palazzo San Severo, dimora storica partenopea della famiglia di Sangro |
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![]() La PietatellaPietatella, oggi meglio conosciuta come Cappella Sansevero, cuore nevralgico della vita di Raimondo di Sangro, nonchĆØ museo ospitante le meravigliose opere dei maestri napoletani del settecento che hanno legato in eterno il loro nome a quello del principe |