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Il Cavallo di ritorno! Sapevate che...

Quanti di noi "napolitani" e quanti di voi italiani hanno sentito almeno una volta nella vita l'espressione "cavallo di ritorno"? Oggettivamente oggi, questa colorita e metaforica espressione di origine meridionale, è associata purtroppo ad un concetto delinquenziale e malavitoso. In poche parole oggi, il famoso "cavallo di ritorno" è semplicemente il ricatto che il ladro fa dopo il furto al leggittimo proprietario, affinché gli venga restituito il bene sottrattogli. Ma quanti di noi conoscono le radici storiche di questa affermazione? E questa domanda la rivolgo volentieri a tutti i lettori napolitani.

Regalatemi 5 minuti della vostra attenzione che vorrei raccontarvi una storia che potrà tornarvi molto utile durante le vostre visite alla capitale del Sud.

Nel 1846 lo Zar russo Nicola I, sotto consiglio dei medici di corte, condusse la propria consorte Aleksandra Fёdorovna in terra sicula. Il clima mediterraneo e la cucina duosiciliana furono prescritte come e vera e propria terapia per le instabili condizioni della moglie dello Zar. La ripresa fisica di Aleksandra spinse lo Zar e la sua famiglia a far visita alla capitale del Regno delle Due Sicilie, per ringraziare personalmente il Re. Ferdinando II fu felice ed onorato di accogliere a Palazzo Reale i sovrani russi. In quell'occasione gli ottimi rapporti tra i due più grandi stati sovrani d'Europa ebbero modo di consolidarsi maggiormente.

Si racconta che in un pomeriggio, il Re Ferdinando II e lo Zar Nicola I si cimentarono in una partita di tre sette. Dopo una lunga ed animata disputa Ferdinando vinse la partita e lo Zar ne uscì sconfitto con in mano due figure...due cavalli. Quel momento di ludico divertimento restò talmente impresso nel cuore dello Zar che, una volta fatto ritorno a San Pietroburgo, volle inviare come dono al Re di Napoli, una coppia di cavalli interamente in bronzo.

Ferdinando fu talmente onorato dal dono dello Zar che pose i "Cavalli Russi" (nome originale delle sculture) sul cancello d'ingresso dei giardini Reali in Via San Carlo (vedi foto in alto). Solo a fine ottocento i due cavalli furono spostati nell'attuale posizione in Piazza Largo Castello.     

"A NICOLA I ZAR DEI RUSSI

GRAN GENERALE E GRAN PATRONO DELLE ARTI

A LUI CHE DI QUI RITORNATO IN PATRIA

IN PEGNO DI FEDELISSIMA E PERPETUA AMICIZIA CI DONO' QUESTI BRONZI GIA' POSTI PRESSO IL FIUME NEVA

OPERA MIRABILE DI UN ARTISTA DI PIETROBURGO

NOI

FERDINANDO II RE DELLE DUE SICILIE

ABBIAMO COMANDATO DI PORRE QUESTA LAPIDE

COME TESTIMONIANZA DI GRATITUDINE 

E A PERPETUO RICORDO PER I POSTERI

NELLA FELICE SUA VENUTA NELLA REGGIA DEI BORBONE

ANNO 1846"

"FERDINANDO II

RE PIO FELICE AUGUSTO DELLE DUE SICILIE

AFFINCHE' IL REGALO DI NICOLA I ZAR DEI RUSSI

FATTO ARRIVARE DA PIETROBURGO AD ORNAMENTO DI NAPOLI

FOSSE LA DOVE PRIMA LUI

E POI LA SUA AUGUSTA CONSORTE ALESSANDRA FOEDEROVNA

ERANO STATI PER UN PIACEVOLISSIMO SOGGIORNO

GIUSTAMENTE DISPOSE CHE FOSSERO COLLOCATI

IN QUESTO POSTO

QUESTI CAVALLI DI INCOMPARABILE VALORE

NONCHE' LE STATUE RICEVUTE IN DONO

DA UN COSI' ECCELSO OSPITE IMPERIALE

ANNO 1846"

Ovviamente il dono simbolico andava ben oltre il gesto legato alla vicenda del tre sette. Come detto in precedenza i rapporti tra Napoli e San Pietroburgo erano a dir poco idilliaci sia sotto il profilo puramente che politico, sia soprattutto da un punto di vista commerciale. Le due sculture facevano parte di un complesso equestre ben più ampio, posizionato ancora oggi sul ponte Anikhov di San Pietroburgo. E fu proprio quell'allegorico regalo, il simbolo del metaforico ponte Russia-Due Sicilie.

Basti pensare che lo stesso Zar ordinò in seguito la costruzione nella cittadina Russa di Kronstadt, di un opificio identico in tutto e per tutto a quello di Pietrarsa, ancora oggi visitabile tra l'altro. Gli spettacoli del Real Teatro San Carlo furono proiettati per diverse stagioni in tutti i teatri della capitale russa. Mentre a Napoli si intensificò in arte culinaria l'utilizzo delle farine di grano duro che portarono poi alla nascita della famosa "pastiera napoletana". A tal proposito cito la famosa frase delle stesso Ferdinando II nei confronti di sua moglie Maria Teresa d'Austria detta la Regina che non sorride mai: "Per far sorridere mia moglie ci voleva la pastiera, adesso per vederla sorridere di nuovo dovrò aspettare la prossima Pasqua".

Quindi invito tutti voi, quando in futuro passerete davanti ai cavalli di bronzo, a ricordare ed onorare la vecchia amicizia, come da volontà di Sua Maestà Ferdinando II.

 

 

Giuseppe Di Stadio

    

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